mercoledì 27 maggio 2020

QUARANTINE


Fermi, immobili.
La vita a prendere polvere nell’angolo dove si depositano le cose messe in disparte.
Asettica per prevenire infezioni (e incapace di suscitare emozioni).
Cosa ti manca?
La realtà che ti coglie alla sprovvista e ti abbaglia. Quando la vita è come una febbre.
Gli eventi inattesi che superano l'immaginazione, un solo sguardo che ti brucia la mente, le storie che allagano la città.
Quelle che ti sfiorano appena e quelle che ti travolgono.
Dieci anni fa, quando ancora mi imbarazzava fotografare la gente, prendevo nota dei ritratti che non avevo il coraggio di fare.
Cercavo di esercitare la mia capacità di entrare in contatto, prima di studiare le inquadrature.
Già, il contatto.

  Milano, Duomo. Gennaio 2010.
Cappello rosso con visiera. I capelli grigi e crespi escono fuori dal cappello, senza nessun ordine.
Pedala su una bicicletta modificata con gadget incomprensibili.
Lentamente.
Si ferma a guardarmi per minuti interminabili. Cerca nella memoria. Poi va via. Lentamente.
Mi ha incontrata la sera prima, abbiamo parlato.
E’ schizofrenico. Mi aveva detto che non sa mai se è reale chi si trova di fronte.

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